Visioni intrecciate

Versi e Visioni intrecciate

Pensieri

L’arte non ha categorie, intreccia una forma con l’altra amalgamando insieme le pulsioni di un’anima inquieta- Carlo Importuna

E se il racconto diventasse vita, e la vita diventasse racconto? E se la luce non fosse esattamente come la immaginiamo, e i colori fossero soltanto una fugace e cangiante illusione? E se i suoni cambiassero armonia in base all’orecchio e al cervello che li ascolta? E se la poesia scavasse nell’anima fino a raggiungere il fondo dell’incoscienza, per poi spingere il proprio contenuto verso l’alto, attraverso lo stretto tunnel della coscienza?
E se i “se” si moltiplicassero a dismisura fino a raggiungere l’infinito? E se l’infinito non fosse altro che un grande mucchio di “se”, accumulati senza sosta in una gigantesca e microscopica goccia di nulla?
Se non ci fosse l’uomo a creare i suoi “se”, esisterebbe comunque una realtà capace di creare l’infinito? Probabilmente sì, ma avrebbe un altro senso, un’altra ragione d’essere, un altro “se”: un “se” che non ci apparterrebbe, invisibile agli occhi e alla ragione, creatore di un mondo, un universo, un infinito totalmente diverso e inspiegabile. L’uomo crea il mondo e lo dipinge secondo i dettami della propria coscienza; facendo ciò, inventa il proprio personale Infinito, composto da infiniti “se”, irrisolti e illusori.

© 2025 Carlo Importuna — Tutti i diritti riservati.

Paesaggi sonori: 50 d.C.

Mediterraneo, intorno al 50 d.C., in Italia è l’alba:


È presto,

il sole non è ancora sorto del tutto.

C’è silenzio, ma un silenzio vivo.


Si sente il canto lento di un gallo in lontananza, seguito da un secondo, un po’ più vicino.
Le cicale cominciano a frinire piano tra gli ulivi.
Da una stalla arriva il belato di una pecora, poi uno sbattere di secchi: qualcuno sta mungendo una capra.
Un asino raglia, disturbato dal primo viavai.

Passi lenti sulla terra battuta: una donna si dirige verso il pozzo con due anfore. Si sente il legno delle anfore che si urta, lo scricchiolio della corda, lo splash dell’acqua che sale.

Un bambino corre, i suoi passi leggeri nella polvere e il suo ridere, che si perde subito dietro un muretto di pietra.
Un uomo batte il martello sul ferro, forse sta rifinendo una zappa.
Da un orto vicino arriva un richiamo a voce alta: «Theron! Porta l’acqua!»

Il vento passa tra i rami degli alberi.
Si sentono i flauti di due pastori che suonano su una collina, in lontananza. Un suono semplice, ma dolce, che si intreccia con il rumore delle campanelle appese al collo delle pecore.

E poi, per un attimo, nulla.
Solo vento e foglie.
Silenzio, prima che il villaggio si svegli davvero.

Se i gatti perdessero la coda

Se i gatti perdessero la coda, dovremmo accettare l’idea che all’uomo possa crescere. Dovremmo allora decidere se mostrarla o nasconderla.
All’inizio, i più la nasconderebbero: il senso del pudore è molto alto nella creatura umana. E fin tanto che è piccola sarebbe anche semplice nasconderla, pur con qualche artificio. Crescendo, tuttavia, diventerebbe difficile tenerla nascosta. A quel punto, ai più intraprendenti e dalla faccia tosta, verrebbe l’idea che tutto sommato mostrarla potrebbe essere un vantaggio, un’occasione per risultare più attraenti.

Ed eccoli allora: li vedo già tutti a mostrare la coda, a sfoggiarla in ogni modo possibile, a farci méches, treccine, a riempirla di balsamo e ciondolini rumorosi, oppure a rasarla e tatuarla per apparire più tosti.

E poi, come sempre accade da queste parti, entrerebbero in azione i geni del marketing: non si può mica ignorare un affare del genere. Sarebbe la nuova corsa all’oro, con tutti pronti a inventarsi qualsiasi cosa per far crescere la coda più sana e forte, per renderla più morbida e setosa o più ispida e dura, a mo’ di spada.
Certo, a qualcuno potrebbe anche venire l’idea di usarla come arma. Non mancherebbero certamente i fan della chirurgia estetica, con interventi mirati ad aggiustare questo o quel particolare irritante e fuori moda. Gli stilisti avrebbero tanto lavoro e alla fine sarebbero quotati in borsa, con tanto di azionisti e riviste specializzate.
E degli influencer e dei meme strizzacervello, vogliamo parlarne?
Beh, se la natura togliesse la coda ai gatti per darla all’uomo sarebbe un bel guaio.

Meglio lasciar perdere.

© 2025 Carlo Importuna — Tutti i diritti riservati.

La nave

La nave solcava veloce le fredde acque. Di tanto in tanto il mozzo scrutava quella macchia bianca che si perdeva senza fine all’orizzonte. Aveva a lungo riflettuto sull’opportunità di imbarcarsi in un’avventura simile: certo, i pericoli erano nascosti ovunque, ma la bellezza… che dire della bellezza? Avrebbe potuto resuscitare un morto, e rinunciarvi sarebbe stato un sacrilegio.

© 2025 Carlo Importuna — Tutti i diritti riservati.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

  1. Bellissima! Mi ci identifico quasi completamente e mi conferisce tanta voglia di reagire ai miei momenti di depressione. Grazie doc.

  2. Grazie di cuore, Maria, per il tuo commento. Hai colto davvero il senso dei miei racconti: aprire spazi all’immaginazione, dove…

  3. Buongiorno Doc,per curiosità ho letto i due racconti è penso che leggere sopratutto i racconti le storie immergersi nell immaginazione…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto