Paesaggi sonori: 50 d.C.

Mediterraneo, intorno al 50 d.C., in Italia è l’alba:


È presto,

il sole non è ancora sorto del tutto.

C’è silenzio, ma un silenzio vivo.


Si sente il canto lento di un gallo in lontananza, seguito da un secondo, un po’ più vicino.
Le cicale cominciano a frinire piano tra gli ulivi.
Da una stalla arriva il belato di una pecora, poi uno sbattere di secchi: qualcuno sta mungendo una capra.
Un asino raglia, disturbato dal primo viavai.

Passi lenti sulla terra battuta: una donna si dirige verso il pozzo con due anfore. Si sente il legno delle anfore che si urta, lo scricchiolio della corda, lo splash dell’acqua che sale.

Un bambino corre, i suoi passi leggeri nella polvere e il suo ridere, che si perde subito dietro un muretto di pietra.
Un uomo batte il martello sul ferro, forse sta rifinendo una zappa.
Da un orto vicino arriva un richiamo a voce alta: «Theron! Porta l’acqua!»

Il vento passa tra i rami degli alberi.
Si sentono i flauti di due pastori che suonano su una collina, in lontananza. Un suono semplice, ma dolce, che si intreccia con il rumore delle campanelle appese al collo delle pecore.

E poi, per un attimo, nulla.
Solo vento e foglie.
Silenzio, prima che il villaggio si svegli davvero.

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