Una testa abbandonata sul tetto di una casa osserva, silenziosa, il teatro del mondo.
Questa poesia, sospesa tra ironia e malinconia, racconta di una mente solitaria che riflette da lontano, senza mai partecipare davvero.
Attraverso immagini surreali e un tono a tratti giocoso, si delinea il ritratto di una coscienza che guarda la vita come una parata: confusa, elegante, rumorosa, ma spesso priva di senso.
È una poesia che invita a interrogarsi su ciò che vediamo ogni giorno senza davvero guardare, su ciò che scegliamo di ignorare restando fermi, magari sul tetto delle nostre sicurezze.
Una testa abbandonata
Sopra il tetto di una casa
Guarda in giro sconsolata
Attendendo la nottata
Sempre in cerca, questo capo,
Sì diletta per davvero
A riempire la pelata
Di evidenze di giornata
E son tante le notizie
Che si vendono per strada
Stai attenta a questa e a quella
Qui si gioca la serata
E’ arrivata da lontano
Una mano con anello
Due bracciali di corallo
E due piedi da parata
Accompagna questo ballo
Una spalla e pure un collo
Sempre attenti a non sprecare
La paura di tornare
Son venuti ad onorare
Una testa poco sveglia
Dedicata all’indolenza
Di una festa di eleganza
Ecco allora che sconquassa
Una tromba è una grancassa
Ma la testa non demorde
Dall’impresa e non si sposta
Son contenta sembra dire
Di restare imprigionata
Sopra il tetto di una casa
A guardare la mia strada
E se la strada non si sposta
E la vista non si guasta
Resto qui con la mia barba
A godermi la parata
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